Attività: autista di camion
Residenza: Bariano (BG)
Quando hai capito che quello del trasporto sarebbe stato il tuo lavoro, il tuo mondo?
Ero nel mondo dei trasporti quando ancora dovevo nascere, mio padre era camionista, ma anche mia sorella e altri della famiglia. Mia mamma stava per partorire dentro la cabina del camion, quindi in questo settore ci sono cresciuta. Tuttavia ho cominciato a guidare il camion tardi, soltanto tre anni fa, quando avevo già superato i quarant’anni. Proprio perché sono nata e cresciuta “in mezzo alla nafta”, sapendo i sacrifici che bisogna fare, inizialmente avevo deciso di dedicarmi alla famiglia, mentre mio marito faceva anch’esso il camionista. Purtroppo cinque anni fa è morto in un incidente a Modena, un momento terribile. Ricordo che ogni volta che partiva da casa mi diceva: “Se mi succede qualcosa, sappi che io sono felice perché questo è il lavoro che amo”. Dopo quella disgrazia ho deciso di salire sul camion per portare avanti la sua passione, che poi è anche la mia.
Perché hai deciso di partecipare al Sabo Rosa?
Mi piace il messaggio che portate avanti con questa riconoscimento. Poi mi piace anche l’ammortizzatore rosa, nella mia famiglia c’erano anche meccanici e conosco bene anche gli ammortizzatori. Spero che ci siano sempre più donne in questo lavoro.
Quali sono i lati positivi del tuo lavoro e quelli che vorresti cambiare?
Io amo questo lavoro, anche se le problematiche sono tante: il traffico, la gente, la nebbia e tanto altro. Mi rendo conto che è un mondo difficile, di uomini, mio marito già me ne parlava. Io lotto perché le donne abbiano la parità con gli uomini. Siamo spesso discriminate, io ne ho subite tante ma continuo a lottare e mi fa piacere vedere che siamo tante, siamo sempre di più. Le donne ce la fanno, mi rendono orgogliosa. Ho incontrato una piccola ragazza marocchina, in mezzo al traffico di Milano, fa fatica, ma lotta per emergere.
Certe mattine è veramente dura, ma quando giro la chiave nel cruscotto passa tutto.